La Vigoressia o Bigoressia (dal termine inglese “big” ovvero grande, grosso) è un disturbo psicologico emergente, classificabile all’interno della categoria dei nuovi disturbi alimentari.
Per diversi anni è stato dibattuto il suo inquadramento da un punto di vista psicodiagnostico. Inizialmente si riteneva fosse una forma di dipendenza dall’esercizio fisico, paragonabile a comportamenti di compulso come lo shopping o la dipendenza da Internet (Remor, 2005).
Successivamente è stato suggerito da diversi autori che potesse trattarsi di un Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), in cui la componente cognitiva è incentrata sulla necessità dell’individuo praticare esercizio fisico e la componente di compulsione quella di praticarla con un’estrema frequenza e intensità.
Prima che la Vigoressia venisse riconosciuta come un Disturbo del Comportamento Alimentare, fu suggerita anche la sua classificazione come forma di dismorfismo corporeo, caratterizzato da un’alterata immagine del proprio corpo.
Negli ultimi anni è stato osservato come la componente di dismorfismo sia certamente presente nella Vigoressia, affiancandosi però a un nucleo psicopatologico che coinvolge anche l’alimentazione.
Ad oggi, infatti, la Vigoressia non rappresenta ancora una psicopatologia con caratteristiche definite da un punto nosografico e la sua descrizione è ancora assente all’interno del DSM-5, pur essendo di recente stata riconosciuta come un Disturbo Evitante/Restrittivo dell’alimentazione.
Nella Vigoressia il nucleo psicopatologico si concentra principalmente in un’alterata immagine e percezione corporea, che porta l’individuo a mettere in atto comportamenti disfunzionali che coinvolgono più aspetti:
- Seguire regimi dietetici incongrui, rigidi e sbilanciati
- Svolgere intensa attività fisica in palestra con sistemi di allenamento anche estremi
- Utilizzare sostanze anabolizzanti e integratori per potenziare la propria muscolatura
- Difficoltà o incapacità di partecipare a normali situazioni sociali, come per esempio mangiare a tavola con altre persone che adottano un regime alimentare differente
Nell’individuo vi è la convinzione che il proprio corpo non sia sufficientemente tonico, prestante e muscoloso, nonostante la corporatura del soggetto sia nella norma o molto più muscolosa rispetto alla media.
La Vigoressia viene infatti definita come: “Una forma di dismorfofobia, contraddistinta dalla continua ossessione per il tono muscolare, allenamento, massa muscolare e massa magra, una dieta ipocalorica e iperproteica e, infine, la tenuta atletica del corpo.”
Infatti, nella Vigoressia c’è un importante componente di dismorfismo corporeo, che porta a percepire il proprio corpo come mai sufficientemente prestante, allenato, muscoloso, con un iperfocalizzazione non tanto sulle forme corporee (come accade per esempio nel caso dell’Anoressia Nervosa) ma sulla forma muscolare, che deve essere definita, tonica ma soprattutto grande e robusta; alla quale si affianca anche un’importante componente di restrizione alimentare.
L’individuo, infatti, mette in atto un rigido regime alimentare caratterizzato da diete ipocaloriche e iperproteiche, la cui finalità più che mantenere una sana alimentazione, è quella di accrescere più possibile il proprio apparato muscolare, con scelte che talvolta si qualificano come dannose per l’organismo stesso.
Ne sono un esempio le diete che prevedono per la maggior parte dei giorni (ad esempio 6 a settimana) un regime alimentare restrittivo con poche calorie e molta integrazione proteica e, in occasioni che vengono prestabilite (ad esempio un pasto a settimana), mangiare importanti quantità di cibo senza controllo, potendo arrivare ad episodi di abbuffata.
Questo regime dietetico può portare ad abitudini alimentari che portano l’individuo ad isolarsi, a rinunciare a occasioni sociali o familiari, per il timore di sgarrare e di mangiare cibi non previsti dal suo piano alimentare.
Questi comportamenti alimentari poco bilanciati e di allenamento estremi hanno spesso la finalità di raggiungere obbiettivi sportivi in discipline come il culturismo o il body-building, e vengono pertanto vissuti dall’individuo come una forma di dedizione e di riuscita nella disciplina.
Secondo numerose ricerche, infatti, la vigoressia interessa principalmente i soggetti che praticano body-building e molto spesso è accompagnata dall’uso di integratori alimentari e dall’abuso di steroidi anabolizzanti.
Le conseguenze dell’estremo esercizio fisico e dei rigidi regimi alimentari che caratterizzano la Vigoressia sono molteplici: su un piano psicologico possono portare la persona a isolarsi, a rinunciare alla propria vita sociale, talvolta con ricadute anche sul piano lavorativo, possono portare l’individuo a diventare ipercritico nei confronti di se stesso, con sentimenti di frustrazione, colpa, ansia o disagio qualora non venga rispettato il rigido regime dietetico e di allenamento a cui è sottoposto.
Da un punto di vista fisico può portare ad alterazioni del metabolismo e problemi cardiovascolari, debolezza, affaticamento, suscettibilità a infortuni. Soprattutto l’utilizzo di steroidi anabolizzanti può avere gravi e importanti conseguenze sul piano fisico: atrofia testicolare, ginecomastia, insufficienza epatica e cardiaca.
La poca conoscenza di questo disturbo e delle sue caratteristiche porta le persone a non riconoscere i segnali psicologici e i campanelli d’allarme che, soprattutto in fase iniziale, potrebbero essere di aiuto per intervenire precocemente e aiutare l’individuo a ripristinare una corretta percezione di sé, della propria immagine corporea e di quelle che sono abitudini alimentari sane ed equilibrate.
A cura di: Dott.ssa Rebecca Rossi – Psicologa clinica
Riferimenti bibliografici:
Soler, P. T., Fernandes, H. M., Damasceno, V. O., & Novaes, J. S. (2013). Vigorexy and levels of exercise dependence in gym goers and bodybuilders. Revista Brasileira de Medicina do Esporte, 19, 343-348.
Di Grigoli, A. R. (2022). L’irriducibilità dei disturbi alimentari maschili. Uno sguardo sull’intersezione genere e cultura. MeTis-Mondi educativi. Temi indagini suggestioni, 12(2), 448-465.
Molina, J. M. R. (2007). Vigorexia: adicción, obsesión o dismorfia; un intento de aproximación. Salud y drogas, 7(2), 289-308.
De Pascalis, P. (2020). Ortoressia. Armando Editore.
Remor, E. (2005). Dependencia (“Adicción”) del ejercicio físico:¿ hecho o ficción. Psicología Conductual, 13(3), 395-404.
FERRETTI, I. (2018). Aspetti fisici psicologici e nutrizionali della vigoressia: lo specchio deforme di Adone.
Di Grigoli, A. R. (2022). L’irriducibilità dei disturbi alimentari maschili. Uno sguardo sull’intersezione genere e cultura. MeTis-Mondi educativi. Temi indagini suggestioni, 12(2), 448-465.
BARTOLOMEI, V. (2019). Il corpo femminile: tra stereotipi e identità di genere.
Pezzo, R., Pescina, D., & Fagiolari, F. New addictions. Una corsa verso il traguardo dell’indipendenza Nuevas adicciones. Una carrera hacia el objetivo de la independencia.
Tovt, S., & Kajanová, A. (2021). Introduction to bigorexia. Journal of nursing and social sciences related to health and illness, pg, 133-136.
Duran, S., Çiçekoğlu, P., & Kaya, E. (2020). Relationship between orthorexia nervosa, muscle dysmorphic disorder (bigorexia), and self‐confidence levels in male students. Perspectives in Psychiatric Care.
Parisi, L., La Grutta, S., Lo Baido, R., Epifanio, M., Carotenuto, M., Operto, F., … & Roccella, M. (2021). Bigorexia and orthorexia: An indissoluble relationship?. MINERVA PSYCHIATRY, 62(4), 203-208.
Camargo, T. P. P. D., Costa, S. P. V. D., Uzunian, L. G., & Viebig, R. F. (2008). Bigorexia: review of the current aspects of this body image disorder. Revista Brasileira de Psicologia do Esporte, 2(1), 01-15.
Michalska, A., Szejko, N., Jakubczyk, A., & Wojnar, M. (2016). Nonspecific eating disorders-a subjective review. Psychiatria polska, 50(3), 497-507.
Hepworth, K. (2010). Eating disorders today—not just a girl thing. Journal of Christian nursing, 27(3), 236-241.
Leone, J. E., Sedory, E. J., & Gray, K. A. (2005). Recognition and treatment of muscle dysmorphia and related body image disorders. Journal of athletic training, 40(4), 352.