Mangiare di notte:
Sindrome da alimentazione notturna
La sindrome da alimentazione notturna consiste in un’associazione tra un disturbo alimentare, un disturbo del sonno ed un disturbo dell’umore. Colpisce circa il 2% della popolazione generale (Rande et al.1997), il 9% dei soggetti obesi (di cui il 60% donne ed il 40% uomini), e il 27% dei pazienti fortemente obesi. Questa sindrome è stata descritta per la prima volta nel 1955 da Stukard, psichiatra dell’Università di Philadelphia.
Mentre negli USA, le persone affette da NES riguardano l’1% della popolazione generale ed il 25% della popolazione obesa, per l’Italia non si hanno ancora stime esatte.
Tale disturbo sembrerebbe essere legato allo stress. Il soggetto soffre di perdita di appetito durante il giorno, eccessiva fame (iperfagia) serale e notturna ed insonnia, a causa di un’inversione del normale ritmo ormonale fra notte e giorno, che porta ad un crollo dell’umore durante i risvegli; in tal modo si stabilisce un rapporto diretto tra depressione, fame e risvegli notturni.
Due studi hanno ben definito questa patologia attraverso l’esame, nei soggetti con NES, delle modificazioni neuroendocrine presenti, oltre che del comportamento alimentare:
Lo studio comportamentale, condotto presso l’università della Pennsylvania, ha misurato l’ora e la quantità di calorie introdotte giornalmente, il tono dell’umore ed i disturbi del sonno in 10 soggetti obesi (8 donne e 2 uomini), che soddisfacevano i criteri diagnostici della NES, e hanno paragonato questi dati con quelli di 10 soggetti di controllo osservati in ambulatorio, le persone con diagnosi NES mangiano meno durante il giorno sia in termini di quantità che di introito calorico di grassi e zuccheri, tuttavia durante gli episodi di alimentazione notturna il bilancio si rovescia e prevalgono le abbuffate a base di zuccheri e carboidrati.
Lo studio neuroendocrino, portato avanti dallo stesso gruppo di ricercatori, è stato condotto mettendo sotto osservazione per 24 ore soggetti ricoverati presso la University Hospital, Tromsö, in Norvegia ed ha chiarito il meccanismo ormonale all’origine di questo disturbo alimentare. Dopo aver chiesto ad un gruppo di pazienti di annotare su un diario le proprie autovalutazioni (su scale 1 a 10) relative allo stato dell’umore, Stunkard ha riscontrato in essi una diffusa caduta dell’umore durante i risvegli notturni: questi ultimi, insieme alla fame e agli stati depressivi, sembrano il risultato di un’inversione del normale ritmo ormonale circadiano tra la melatonina (che influisce sul sonno) e la leptina (che stimola l’appetito). Inoltre anche l’ormone dello stress, il cortisolo, è risultato essere più elevato tra i pazienti NAS dalle ore 8 alle ore 14.
Questi studi portano a formulare alcune conclusioni. Gli spuntini serali o notturni, a prevalente contenuto di carboidrati (70,3% delle calorie totali assunte), e soprattutto l’elevato rapporto carboidrati/proteine, fanno pensare che lo scopo dell’alimentazione notturna è il recupero dal sonno disturbato dei soggetti affetti da NES. I soggetti con NES, inoltre, soffrono maggiormente di depressione, hanno minore autostima e una perdita di peso inferiore rispetto ai soggetti obesi senza tale disturbo.
Come riconoscerlo ?
- mancanza di appetito mattutino (talora fino a tardo pomeriggio)
- alimentazione in eccesso la sera, in cui si consuma il 50% o più dell’introito giornaliero dopo l’ultimo pasto serale;
- difficoltà ad addormentarsi e necessità di mangiare (consumo di snack) prima di addormentarsi; risvegli notturni (almeno 1 per notte) accompagnati dalla necessità di mangiare per riuscire a riaddormentarsi;
- presenza di depressione o stress.
Qual è la terapia d’elezione ?
Attualmente molto si è compreso di questa particolare patologia, specie riguardo al ruolo dello stress nel mantenimento dei sintomi e si è ipotizzata la presenza di una componente genetica oltre che ambientale.
La terapia elettiva del NES è quella di tipo psicoterapeutico, per cui, prima di affrontare il problema dell’alimentazione notturna, è fondamentale cercare un aiuto psicologico e psichiatrico, preferibilmente presso centri specializzati sui disturbi alimentari. Sembra che i risultati migliori si ottengano attraverso una psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale, tramite la quale si impara a controllare l’assunzione di cibo fino a cambiare le abitudini alimentari; in pratica si tratta di educare il paziente a reagire alle situazioni scatenanti le abbuffate notturne. Molto utili sembrano essere sia le terapie di gruppo, in quanto, stimolando l’interazione tra malati, riducono il senso di solitudine, sia la psicoterapia individuale, per rafforzare il rapporto del malato con familiari ed amici. Talvolta può essere necessario affiancare la terapia psicologica alla farmacoterapia.
Bibliografia
Aidap associazione italiana disturbi dell’alimentazione e del peso
Irpsicologia disturbo da alimentazione incontrollata
Night Eating Syndrome JP O’Reardon, A Peshek, KC Allison – CNS drugs, 2005 – Springer
Night eating syndrome AJ Stunkard, WJ Grace, HG Wolff
The night eating syndrome in the general population and among postoperative obesity surgery patients
CSW Rand, A Macgrego
Behavioral and neuroendocrine characteristics of the night-eating syndrome GS Birketvedt, J Florholmen, J Sundsfjord… – Jama, 1999
Nonsolofitness sindrome da alimentazione notturna