I pensieri che ostacolano la perdita di peso, chiamati anche pensieri sabotatori o problematici sono definiti in questo modo perché portano ad assumere comportamenti che sabotano il tentativo di dimagrimento. In genere sono automatici, direttivi e inconsci, ovvero la persona li pensa e ne subisce le conseguenze senza rendersene conto.
I più comuni pensieri sabotatori sono gli autoingannni, questi pensieri di solito iniziano con la frase «mangio perché» . Le ragioni per giustificare il mangiare in eccesso sono molteplici ma tutte ottengono in genere l’effetto di sabotare il proprio tentativo di perdere peso; tra questi i più comuni sono “ mangio perché è un’occasione speciale” , “mangio per educazione” e “mangio perché sono stressato”.
Altri pensieri molto comuni sono i pensieri di autocritica, di ingiustizia e impotenza. I pensieri di autocritica sono pensieri critici su di se e sulla propria capacità di perdere peso, questi pensieri creano emozioni negative (soprattutto rabbia, ansia e tristezza) e facilitano l’abbandono della dieta, solitamente assomigliano alle seguenti frasi “ non ho forza di volontà ..” e “tanto non cambierò mai”.
I pensieri di ingiustizia sono pensieri che di solito iniziano con la frase « non è giusto che io stia a dieta perché…», essi sabotano la dieta perché portano la persona a dieta a concentrarsi solo sugli aspetti negativi della restrizione alimentare e a osservare e “interpretare” i comportamenti altrui solo quando si concedono pasti abbondanti tralasciando quando invece assumono pasti nella norma o leggermente restrittivi. La sindrome dell’ingiustizia favorisce l’abbandono del tentativo di perdere peso e si può identificare nella frase “non è giusto che io stia a dieta mentre tutti gli altri mangiano”.
Infine il pensiero di impotenza inizia con la frase «è più forte di me». Questi pensieri boicottano la dieta perché sono dipendenti dalle variazioni d’umore e sono pessimisti e pervasivi. Quando una persona sperimenta queste emozioni infatti, percepisce una calo dell’autostima e l’obiettivo di perdita di peso diventa irraggiungibile, questa sensazione incrementa poi il senso di fallimento e di colpa e innesca un circolo vizioso che abbassa ancora di più l’autostima con ripercussioni sul piano alimentare.
L’importanza di affrontare i processi cognitivi nel trattamento dell’obesità è supportata da alcuni studi in cui si è dimostrato che l’aggiunta di procedure cognitive ai tradizionali programmi comportamentali di modificazione dello stile di vita si associa a un migliore mantenimento del peso e a un minore recupero ponderale (Riccardo Dalle Grave, 2012).
Nella mia pratica clinica aiuto le persone a identificare quali sono i pensieri problematici e le emozioni che ostacolano la perdita peso per aiutarli a diventare più consapevoli delle loro dinamiche interne e interrompere così i circoli viziosi che determinano l’effetto yo yo del peso o il fallimento delle diete alimentari.
BIBLIOGRAFIA
Dalle Grave R., Perdere e mantenere il peso perduto. Un nuovo programma cognitivo comportamentale, Editore: PositivePress, Milano
Dalle Grave R., Perdere peso senza perdere la testa. Il peso ragionevole in 7 passi, Editore: PositivePress, Milano
Dalle Grave R., Il primo passo per perdere peso. Informazioni sulla terapia cognitivo comportamentale dell’obesità, Editore: PositivePress, Milano