Perché ci si ammala ?
Perché partendo, ipoteticamente, da una dieta, da un desiderio di mettersi in forma, da una parola, un gesto, un discorso al con gli amici, un sentito dire a scuola, un post su instagram, quel film di sabato scorso…. si può cadere nel “Lei ha una diagnosi di Anoressia Nervosa”, perché? Spesso non ci si accorge o succede quando è troppo tardi, quando ci si ferma e “pensavo di fare la cosa giusta”, “mi sentivo bene”, “ricevevo complimenti per aver perso peso e riuscivo a controllare tutto, la perfezione, il controllo, i numeri, i centimetri, quei pantaloni che mi ballano…”. Spesso inizalmente si vive una sorta di “LUNA DI MIELE”, una fase in cui non ci si accorge del disturbo e il dimagrimento risulta essere facile e la situazione è sotto il proprio controllo.
Ci si sente di aver raggiunto degli obiettivi e quindi ci si sente bene ed accettati, orgogliosi di aver raggiunto quegli standard osservati da tempo…ma la luna di miele non dura per sempre, spesso si trasforma in una gabbia. Una gabbia che mette di fronte ad altri pensieri, pensieri che confondono, pensieri che non funzionano più bene come prima: “se sono arrivata qui posso andare anche più in giù”, “se non controllo i kg sulla bilancia ed i centimetri del punto vita potrei perdere il controllo su tutto”, “o magrissima o nulla”, “solo così potrò essere apprezzata e non potranno dirmi nulla”, “il mio valore sta in quei numeri”, queste sono le frasi che ci sentiamo dire più spesso. Il cibo diventa quel pensiero che non fa più da sfondo alle nostre giornate ma ne è il protagonista, anzi le governa interamente.
Ci si ritrova dal momento idilliaco e di massimo raggiungimento, ad una gabbia dove un bisogno fisiologico primario diventa il primo nemico da combattere, dove un corpo che prima sembrava il raggiungimento di una meta ora va nascosto dentro a felpe XXL, un numero sulla bilancia che diventa l’ossessione contemporaneamente alla sveglia del mattino.
Ma come mai ci incastriamo in questo disturbo ? proviamo a capirlo assieme.
Come dicevamo prima, inizialmente ci si sente appagati e soddisfatti dai propri risultati, sia personalmente sia dai feedback che ci arrivano dall’esterno, ci si sente invincibili e capaci di un controllo totalizzante, controllo che si può riscontrare anche in altri contesti di vita come la scuola, il lavoro, le relazioni…”se riesco a mantenere tutto così, va tutto bene lo vedi?”…ci si incastra quando il resto, ciò che sta al di fuori dell’alimentazione, peso e forma del corpo, viene messo in secondo piano perché sommerso da quei pensieri, quelle tematiche legate al disturbo stesso vengono messe sotto i riflettori e tutto il resto…diventa buio. In qualche modo, gli aspetti perfezionistici legati al disturbo alimentare diventano il perno attorno al quale ruota tutto, e poco o nessun spazio è lasciato al resto, ai divertimenti, alle passioni, ad una risata in compagnia.
A questo punto cosa possiamo fare ?
Innanzitutto riconoscer(ci) che una diagnosi di Anoressia Nervosa è qualcosa di serio, non è un capriccio, non è una situazione temporanea, è un DISTURBO PSICOLOGICO e come tale va trattato nei giusti modi, va richiesto aiuto ad esperti, va preso in tempo prima che possa diventare una gabbia cronica in cui la fatica di uscirci sarà grandissima. Si riconosce di avere un problema e di non riuscire a farne fronte da soli, ci si sente legati da qualcosa che si fatica a delineare e allora si prende consapevolezza e coraggio della bella difficoltà di chiedere aiuto e di affidarsi e fidarsi di qualcuno che possa aiutare.
Insieme si riconosce la malattia, con coraggio la si affronta, la si guarda in faccia per riconoscerla e capire come decidere di abbandonarla, insieme si trovano i propri strumenti per riuscire a fare tutto ciò e cominciare ad osservare e vivere aspetti della vita, magari finora tralasciati, che possano aiutare nella quotidianità e nel prevenire delle possibili ricadute. L’anoressia spesso è il tentativo di essere felici, di trovare il nostro posto nel mondo e avere una migliore autostima, ma ci sono modi più sani, e liberi, per ottenere ciò. E più ci sentiamo distanti dall’idea di poter essere felici anche senza Anoressia, più probabilmente siamo incastrati dentro al disturbo.