Interazione tra caratteristiche psicologiche degli atleti e Disturbi alimentari

La pratica sportiva può rappresentare un fattore di rischio quando interagisce con alcune
caratteristiche di personalità. Sono un esempio i tratti perfezionistici, tratti ansiosi di personalità,
la tendenza a mettere in atto strategie di regolazione emotiva disfunzionali per gestire emozioni a
valenza negativa e l’alessitimia, ovvero la difficoltà a riconoscere ed esprimere le proprie
emozioni.
Ma come queste caratteristiche psicologiche possono diventare predisponenti per lo sviluppo di
un disturbo alimentare?
Il perfezionismo è la tendenza a perseguire obbiettivi e standard elevanti e ad avere cura del
dettaglio. Può essere adattivo, quando è una sana ricerca del miglioramento, ma diventa disattivo
quando assume i contorni di un’intensa paura del fallimento e dalla mancanza di soddisfazione per
i risultati raggiunti. Può divenire un tratto patologico quando nella persona ci sono elevati
standard autoimposti con regole comportamentali inflessibili, un’attenzione selettiva per i propri
errori sminuendo i successi ottenuti e obbiettivi che vengono perseguiti non tenendo conto delle
potenziali conseguenze negative.
In letteratura è ampiamente documentato come vi siano livelli di perfezionismo più elevati nei
pazienti con disturbi alimentari rispetto alla popolazione non clinica (Sassaroli, S., et all., 2007;
Cockell et al., 2002), potendo inoltre essere considerato un predittore della bulimia e della
sintomatologia dei disturbi del comportamento alimentare (Bulik et al., 2003; Minarik & Ahrens,
1996).
Il perfezionismo è correlato a caratteristiche tipiche dei disturbi alimentari come l’insoddisfazione
corporea, desiderio di magrezza e tendenza a seguire regole alimentari precise (Ashby et al., 1998;
Hewitt et al., 1995). Infatti, sono i pazienti con anoressia nervosa e bulimia a riportare i punteggi
più alti di perfezionismo (Ashby et al., 1998). Ad esempio, la paura di essere grassi nell’anoressia
nervosa può essere il frutto di standard e aspettative perfezionistiche disfunzionali.
Infatti, il perfezionismo patologico può essere applicato per raggiungere standard fisici irrealistici e
può pertanto confluire nello sviluppo di comportamenti alimentari disfunzionali. Chi soffre di
disturbi alimentari spesso basa il proprio valore personale e la propria amabilità sul
raggiungimento di determinati standard estetici e prova grande vergogna e disgusto di sé quando
questi criteri non vengono soddisfatti.

È stato inoltre documentato come tratti perfezionistici persistono anche dopo il recupero di un
peso corporeo salutare e come possano contribuire alla resistenza al trattamento e a ricadute
nell’anoressia nervosa (Bastiani et al., 1995).
Altri aspetti, fortemente correlati ai disturbi del comportamento alimentare, sono la presenza di
un disturbo d’ansia generalizzato o elevazioni alle scale che rilevano la presenza di ansia di stato o
di tratto. Spesso, infatti, i disturbi d’ansia precedono i disturbi alimentari, suggerendo che la
presenza di un disturbo d’ansia ad esordio precoce può predisporre le persone allo sviluppo di
comportamenti alimentari disfunzionali (Bulik et al., 2000; Brewerton et al., 1995) poichè le
abbuffate, condotte purgative e il controllo delle calorie ed esercizio eccessivo possono
rappresentare dei comportamenti ad effetto ansiolitico nel tentativo di gestire ed abbassare i
livelli di ansia e lo stress.
Per quanto riguarda la tendenza a mettere in atto strategie di regolazione emotiva disfunzionali,
i pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare mostrano grandi difficoltà nell’attuare
strategie adattive per la regolazione emotiva rispetto alla popolazione non clinica (Perthes et al.,
2021). Manifestano inoltre un’elevata sensibilità alle emozioni (soprattutto connotate da vissuti di
rabbia e ansia) e maggiore difficoltà ad accettare e gestire le emozioni troppo intense.
Abbuffate, restrizioni alimentari, comportamenti di compenso ed esercizio fisico compulsivo sono
strategie disadattive per evitare o sopprimere emozioni negative che non si riescono a regolare
e/o per riempire un senso di vuoto e di smarrimento (Evers et al., 2010; Engel et al., 2013).
Nell’immediato tali comportamenti sono in grado di dissipare lo stato di malessere ma a lungo
andare non aiutano ad apprendere come gestire le emozioni e comportano una serie di
conseguenze negative sul piano sia fisico che psicologico.
L’alessitimia, ovvero l’incapacità di identificare le emozioni correttamente, è un fattore che
coinvolge l’intero spettro dei disturbi alimentari (Westwood et al., 2017). È un aspetto psicologico
caratterizzato da una ridotta capacità di empatia, una scarsa capacità immaginativa e una difficoltà
nel descrivere e identificare i propri stati emotivi (Taylor, Bagby & Parker, 2016; Treasure &
Schmidt, 2013).
Le scale che compongono il test, che viene solitamente utilizzato per valutare la presenza di
alessitimia (ovvero il TAS – Toronto Alexytimia Scale), nelle quali si nota una correlazione con i
disturbi del comportamento alimentare sono quelle che misurano la difficoltà nell’identificare e

descrivere i sentimenti e la difficoltà nella distinzione tra emozioni e percezioni fisiologiche
(Marchiol, F., & Luxardi, G. L., 2011).
C’è quindi nel paziente una difficoltà pervasiva nell’elaborare la componente simbolica delle
emozioni, focalizzando l’attenzione sul piano somatico, con la conseguente comparsa di sintomi
somatizzati e comportamenti disadattativi utili alla regolazione dell’emozione, tra cui
comportamenti alimentari disfunzionali (Freedman & Lavander, 2002; Marchiol, F., & Luxardi, G.
L., 2011).
Appare dunque evidente come le caratteristiche psicologiche sovraesposte rappresentino dei
fattori strettamente connessi al potenziale rischio di sviluppare disturbi alimentari, potendoli
definire come dei fattori psicologici di rischio.

BOX. 1 PRATICA SPORTIVA
Nella pratica sportiva si aggiungono ulteriori elementi potenzialmente predisponenti per lo sviluppo di
un disturbo alimentare che riguardano la pratica sportiva, come la tipologia di sport praticato (lean sport
o leanness sport), il sesso femminile e il livello di competizione in cui è coinvolto l’atleta, potendo
incrementare di rischio di adottare comportamenti alimentari disfunzionali.

AUTORI:
Dott.ssa Rebecca Rossi Sanderson – Psicologa clinica
Dott.ssa Gloria Fioravanti – Psicologa e psicoterapeuta

Pubblicato da salutare.info (n. rivista 101 – agosto 2023)

LINK rivista: Salutare 101

Bibliografia:
Sassaroli, S., Lauro, L. J. R., Ruggiero, G. M., Mauri, M. C., Vinai, P., & Frost, R. (2008).
Perfectionism in depression, obsessive-compulsive disorder and eating disorders. Behaviour
research and therapy, 46(6), 757-765.
Cockell, S. J., Hewitt, P. L., Seal, B., Sherry, S., Goldner, E. M., Flett, G. L., & Remick, R. A. (2002).
Trait and self-presentational dimensions of perfectionism among women with anorexia
nervosa. Cognitive Therapy and Research, 26, 745-758.Bulik et al., 2003;
Minarik, M. L., & Ahrens, A. H. (1996). Relations of eating behavior and symptoms of depression
and anxiety to the dimensions of perfectionism among undergraduate women. Cognitive therapy
and research, 20, 155-169.
Ashby, F. G., Alfonso-Reese, L. A., & Waldron, E. M. (1998). A neuropsychological theory of
multiple systems in category learning. Psychological review, 105(3), 442.
Hewitt, P. L., Flett, G. L., & Ediger, E. (1995). Perfectionism traits and perfectionistic
self‐presentation in eating disorder attitudes, characteristics, and symptoms. International Journal
of eating disorders, 18(4), 317-326.
Bastiani, A. M., Rao, R., Weltzin, T., & Kaye, W. H. (1995). Perfectionism in anorexia
nervosa. International Journal of Eating Disorders, 17(2), 147-152.
Brewerton, T. D., Lydiard, R. B., Herzog, D. B., Brotman, A. W., O’Neil, P. M., & Ballenger, J. C.
(1995). Comorbidity of axis I psychiatric disorders in bulimia nervosa. The Journal of clinical
psychiatry.

Perthes, K., Kirschbaum‐Lesch, I., Legenbauer, T., Holtmann, M., Hammerle, F., & Kolar, D. R.
(2021). Emotion regulation in adolescents with anorexia and bulimia nervosa: Differential use of
adaptive and maladaptive strategies compared to healthy adolescents. International Journal of
Eating Disorders, 54(12), 2206-2212.
Evers, C., Marijn Stok, F., & de Ridder, D. T. (2010). Feeding your feelings: Emotion regulation
strategies and emotional eating. Personality and social psychology bulletin, 36(6), 792-804.
Engel, S. G., Wonderlich, S. A., Crosby, R. D., Mitchell, J. E., Crow, S., Peterson, C. B., … & Gordon,
K. H. (2013). The role of affect in the maintenance of anorexia nervosa: evidence from a
naturalistic assessment of momentary behaviors and emotion. Journal of abnormal
psychology, 122(3), 709.
Westwood, H., Kerr-Gaffney, J., Stahl, D., & Tchanturia, K. (2017). Alexithymia in eating disorders:
Systematic review and meta-analyses of studies using the Toronto Alexithymia Scale. Journal of
psychosomatic research, 99, 66-81.
Taylor, G. J., Bagby, R. M., & Parker, J. D. (2016). What’s in the name ‘alexithymia’? A commentary
on “Affective agnosia: Expansion of the alexithymia construct and a new opportunity to integrate
and extend Freud’s legacy.”. Neuroscience & Biobehavioral Reviews, 68, 1006-1020.
Treasure, J., & Schmidt, U. (2013). The cognitive-interpersonal maintenance model of anorexia
nervosa revisited: a summary of the evidence for cognitive, socio-emotional and interpersonal
predisposing and perpetuating factors. Journal of eating disorders, 1, 1-10.
Amigo Vázquez, I., Marchiol, F., & Luxardi, G. L. (2011). Coping e alessitimia nei disturbi del
comportamento alimentare: uno studio pilota. Coping e alessitimia nei disturbi del
comportamento alimentare: uno studio pilota, 207-223.
Marchiol, F., & Luxardi, G. L. (2011). COPING E ALESSITIMIA NEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO
ALIMENTARE: UNO STUDIO PILOTA. Personalità e dipendenze, 17, 2-3.
Colesso, W., Chinello, A., Faggioli, S. C., & Zappa, L. E. (2018). Alessitimia e Competenza
Relazionale nelle relazioni intime (modello ERAAwC) in genitori di soggetti con disturbi del
comportamento alimentare [Alexithymia and Relational Competence in intimate relationships
(ERAAwC model) in parents of individuals with behavioural eating disorders]. Psicoterapia
Cognitiva e Comportamentale, 24, 133-151.


Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Altri articoli