Le domande che spesso si sentono fare dai pazienti sono: “è un problema che nasce da un cattivo rapporto
con i genitori o con la mamma?”, “è dovuto alla pressione verso la magrezza esercitata dai media e dal
mondo della moda?”,” è una scelta personale o una malattia?”. Non c’è una risposta semplice a queste
domande: la realtà è che non si conoscono ancora bene le cause dei disturbi alimentari. I dati derivanti
dalla ricerca più recente sembrano indicare che derivano dalla combinazione di predisposizione genetica a
reagire alle difficoltà con questo disturbo e fattori di rischio ambientali.
Fattori di rischio generali
I fattori di rischio generali si riferiscono a condizioni non modificabili che aumentano in generale il rischio di sviluppare un disturbo alimentare; in particolare questi fattori sono:
Sesso femminile
Adolescenza e prima età adulta
Vivere in una società occidentale
Esposizione ai media che enfatizzano la magrezza
Identificazione con l’ideale di magrezza
Due studi hanno dimostrato che negli ultimi cinquant’anni le modelle hanno progressivamente diminuito il
loro peso corporeo medio, l’IMC (indice di massa corporea) è passato da un valore medio leggermente
sotto a 20 negli anni 50 a un valore medio di 18 nel 2001, la taglia corporea è diminuita e tra il 1960 e il
1990 si è verificato un aumento significativo nella frequenza di immagini raffiguranti l’intero corpo delle
modelle rispetto agli anni ’50 in cui veniva raffigurato solo il viso.
Fattori di rischio individuali
La ricerca ha evidenziato che le persone affette da disturbi dell’alimentazione riportano con maggiore
frequenza alcune esperienze negative prima dellesordio della patologia rispetto alle persone sane:
Complicanze ostetriche/perinatali o problemi digestivi nella prima infanzia
Abusi sessuali
Esperienze di derisione per il peso e la forma del corpo
Lavori o attività ricreative che incoraggiano la magrezza
Obesità
Tratti di personalità perfezionistici
Difficoltà a tollerare le emozioni
Bassa autostima o depressione
Ansia e disturbi d’ansia Fattori di rischio familiari
Fattori di rischio familiari
La ricerca ha identificato numerose condizioni presenti nei familiari che sembrano aumentare il rischio di
sviluppare un disturbo dell’alimentazione. I dati indicano, ad esempio, che familiari delle persone affette da obesità e/o da disturbo dell’alimentazione hanno un rischio di sviluppare il disturbo circa dieci volte
maggiore rispetto a quelle non affette.
La psicoanalista Hilde Bruch, una delle maggiori esperte di disturbi alimentari, ha osservato che la
preoccupazione per il cibo ed il peso, tipica dell’anoressia o bulimia, talvolta rappresenta una
manifestazione di un disturbo più profondo della propria identità. Secondo questa prospettiva, la
patologia spesso si manifesta in “brave bambine” che hanno passato la loro vita cercando di compiacere i
genitori; l’anoressia rappresenterebbe in quest’ottica un tentativo estremo di trovare un’identità,
finalizzata a sviluppare, attraverso la “disciplina sul corpo”, un senso di individualità e di sicurezza;
sostanzialmente le pazienti trasformano la loro angoscia in preoccupazione per il peso e per il cibo, in modo tale da non doversene più occupare. Alcuni rappresentanti della psicologia sistemica (Minuchin,1978; Palazzoli, 1970) hanno confermato la descrizione del contesto familiare elaborata dalla Bruch. Questi autori hanno evidenziato un vero e proprio “modello familiare” dell’anoressia, caratterizzato dall’ “invischiamento”, ovvero da un eccessivo coinvolgimento di ciascun membro nella vita di tutti gli altri. L’aspetto principale di questo modello è l’assenza di confini personali dove i legami di dipendenza sono fortissimi e c’è un alto livello di emotività espressa: tutti la pensano allo stesso modo e le differenze vengono osteggiate.
Recenti ricerche evidenziano inoltre come tratti perfezionistici, ossessivi o ipercritici di personalità
possono favorire lo sviluppo di un disturbo alimentare nei figli; infine anche la presenza di problematiche
familiari, come uno stato di depressione o problemi di alcolismo in casa, possono avere un ruolo nella
genesi del disturbo.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Dalle Grave R., Come vincere i disturbi dell’alimentazione
Bruch, H., La gabbia d’oro, (1983), Feltrinelli, Milano.
Gabbard, G., Psichiatria psicodinamica, (2000), Raffaello Cortina Editore, Milano.
Minuchin, S., Famiglie psicosomatiche: l’anoressia nervosa nel contesto familiare, (1978), Astrolabio, Roma.
Selvini Palazzoli, M., L’anoressia mentale, (1970), Feltrinelli, Milano
Mori F., Anoressia e bulimia, prospettiva familiare e caratteristiche dei disturbi alimentari