ABBUFFATE: L’INFLUENZA DEGLI ORMONI

Negli ultimi anni c’è stato un incremento delle ricerche che indagano la possibile influenza degli ormoni ovarici (in particolare estrogeni e progesterone) su comportamenti alimentari disfunzionali, come le condotte di abbuffata, che possono diventare il sintomo principale di diversi Disturbi Alimentari, come la Bulimia Nervosa e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata.

In letteratura, l’abbuffata viene definita come: “il consumo di una grande quantità di cibo, in un breve periodo di tempo, con la percezione soggettiva di perdita di controllo sull’atto del mangiare” (American Psychiatric Association, 2022).

Alcuni dei motivi per i quali si è manifestato questo interesse crescente rispetto alla correlazione tra ormoni ovarici e comportamenti alimentari è dettato:

  1. Dalla marcata differenza di genere che caratterizza i comportamenti di abbuffata, con una netta prevalenza di tali condotte nel sesso femminile (con un rapporto tra femmine e maschi che varia da 2:1 a 4:1; Klump et al., 2017).
  2. Dalle evidenze che mostrano come gli ormoni ovarici siano correlati a modificazioni dei comportamenti alimentari negli animali, in particolare predisponendo all’assunzione di cibi zuccherati e ad alto contenuto calorico (Asarian & Geary, 2013).

Osservando i cambiamenti nell’assunzione di cibo durante il ciclo mestruale, in associazione alle fisiologiche fluttuazioni dei livelli degli ormoni ovarici, è emerso come livelli più elevati di estradiolo (ormone appartenente alla categoria degli estrogeni) siano associati a una minore frequenza di condotte di alimentazione incontrollata, mentre livelli più elevati di progesterone porterebbero ad un aumento dei sintomi legati alle abbuffate.

Dal momento che non in tutte le donne si osservano questi effetti (associati alla produzione più o meno consistente di tali ormoni), è ragionevole ritenere che in questo rapporto correlazionale intervenga una determinante interazione tra gli effetti degli ormoni e la predisposizione genetica dell’individuo.

Infatti, è noto in letteratura come gli individui con predisposizioni genetiche siano in generale più sensibili ai fattori di rischio, presentando una maggiore vulnerabilità e probabilità di sviluppare un determinato comportamento o caratteristica, rispetto a coloro che non manifestano tale predisposizione (Ottman, 1996).

Vi sarebbero, dunque, in alcune donne dei fattori che fungono da mediatori, rendendo tali associazioni tra ormoni e comportamenti alimentari più modeste e variabili, mentre in altre persone ci sarebbe una maggiore vulnerabilità o sensibilità agli ormoni ovarici dettata da interazioni genetiche, portando ad una maggiore probabilità di abbuffarsi.

Il coinvolgimento degli ormoni ovarici nel determinare un maggiore rischio di condotte di alimentazione incontrollata, diventa rilevante anche in relazione a eventi che comportano una modificazione dei livelli ormonali, ne sono un esempio l’uso di contraccettivi orali, la gravidanza, il periodo post-parto e la menopausa, che possono essere associati ad un incremento di condotte alimentari disfunzionali nei soggetti con maggiore predisposizione genetica.

Una delle diverse spiegazioni neurobiologiche di questa associazione tra ormoni ovarici e alimentazione incontrollata (che è attualmente oggetto di diversi studi) deriva dal fatto che tali ormoni sono steroidei, e influenzano dunque la sintesi e il rilascio di neurotrasmettitori coinvolti nelle condotte di abbuffata, come dopamina e serotonina (Barth et al., 2015).

È importante sottolineare come tali fattori biologici di rischio abbiano un ruolo predisponente o facilitante, e non determinante per sviluppare condotte alimentari disfunzionali che possono sfociare in Disturbi del Comportamento Alimentare. Tali disturbi hanno infatti una genesi complessa e multifattoriale, che include in primo luogo fattori psicosociali e di mantenimento, come una bassa autostima nucleare, un’eccessiva valutazione del peso e delle forme del corpo, la tendenza alla disregolazione emotiva, al perfezionismo e disfunzioni metacognitive, come una difficoltà a riconoscere e ad esprimere la componente simbolica delle emozioni (nota come alessitimia).

In ogni caso è sicuramente utile conoscere quali possano essere i fattori biologici predisponenti, per aiutare le persone maggiormente a rischio a fare scelte consapevoli e opportunamente informate riguardanti la propria salute.

A cura di: Dott.ssa Rebecca Rossi

Tratto dall’articolo: Klump, K. L., Culbert, K. M., Johnson, A. W., & Sisk, C. L. (2023). Ovarian Hormones and Binge Eating in Adulthood: Summary of Findings and Implications for Individual Differences in Risk in Women. Current Directions in Psychological Science, 09637214231192835.

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